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CSR e bilancio di sostenibilità

CSR e bilancio di sostenibilità


CSR e bilancio di sostenibilità

Un antico proverbio dice che “quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce mangiato, e l’ultimo fiume avvelenato, vi renderete conto che non si può mangiare il denaro.”

La tematica della sostenibilità ambientale è ormai oggetto di enorme interesse ma il concetto di sostenibilità ha al suo interno molteplici significati e il suo campo d’applicazione e declinazione è altrettanto variegato.

Da una visione prevalentemente orientata agli aspetti ecologici, è approdata, infatti, ad un significato più globale che tiene conto, oltre della dimensione ambientale, di quella economica e sociale.

Questi tre aspetti sono in stretta correlazione e in un’ottica sistemica, si influenzano a vicenda.
È quindi fondamentale che siano in un equilibrio funzionale, affinché si raggiunga uno stato di benessere e progresso.

L’attuale consapevolezza in tema di sostenibilità ha ribaltato la tradizionale definizione di progresso e ricchezza economica basate esclusivamente sul PIL e per valutare il successo di un’azienda, oggi, il bilancio d’esercizio, seppur fondamentale e obbligatorio, non è più sufficiente.

Le organizzazioni devono cominciare a parlare in termini etici ed essere proattive nell’assumersi la responsabilità dell’impatto socio ambientale del loro operato, rendicontandone gli esiti a tutti gli attori che vi gravitano attorno: dipendenti, clienti e più in generale gli stakeholder.

Nel 2001 la Comunità Europea definisce ufficialmente la Corporate Social Responsibility (CSR), o responsabilità sociale d’impresa, come: «l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate».

Per questo motivo alcune aziende hanno cominciato a presentare anche il proprio bilancio di sostenibilità che è diventato obbligatorio per le imprese con più di 500 dipendenti, fatturato superiore a 40 milioni di euro o un totale dell’attivo dello stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro.

L’aumento dell’interesse per la sostenibilità è correlato anche a quello della consapevolezza dei consumatori, che diventano sempre più esigenti e attenti ai prodotti che acquistano.

Questo ha reso pressoché indispensabile la dichiarazione del bilancio di sostenibilità, anche in funzione della reputation. Secondo il Reputation Institute, infatti, il 40% della buona reputazione delle aziende dipende dalle scelte di sostenibilità.

Secondo il report della Corporate Knights Global 100, In Italia, Enel, Erg, Intesa Sanpaolo e Assicurazioni generali sono le imprese più sostenibili, mentre il primato globale andrebbe alla Orsted A/S che si occupa di energia, ed è localizzata in Danimarca.

Gli esempi sarebbero innumerevoli e la chiamata a maturare una maggiore consapevolezza e assumersi la responsabilità di fare scelte più sostenibili vale ormai per tutti, non solo per le grandi multinazionali.

La sostenibilità non deve essere intesa come un concetto statico ma anzi è estremamente dinamico; essere sostenibili non vuol dire solo stare attenti all’ambiente: si può essere sostenibili adottando dei processi aziendali che facciano maggiore attenzione al benessere del dipendente; si può essere sostenibili nei processi di comunicazione e in generale riguarda tutte quelle azioni che, messe insieme, un pezzo alla volta, facilitino il compimento della missione intrinseca al concetto stesso di sostenibilità, ossia lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale, e aggiungerei, migliore. Da tutti i punti di vista.


Chiara Di Marco

HR Consultant

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