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Riflessioni sul futuro del lavoro

Riflessioni sul futuro del lavoro


Riflessioni sul futuro del lavoro

Fino a qualche anno fa (pochi in realtà) si credeva di aver “toccato il fondo” della nostra “vita normale”. I problemi ambientali, la non ottimale gestione delle risorse ambientali, economiche ed umanitarie avrebbero potuto causare significativi danni. Si è sviluppato un nuovo tema, maturata una nuova consapevolezza, la “fragilità”. Forse non presa troppo in considerazione.

Oggi quella fragilità e quella normalità sono esplosi in una pandemia.

Le ripercussioni sono tante, tantissime.

Le ripercussioni gravano su tutti gli elementi dell’umanità: salute fisica, salute psichica, economia, lavoro, istruzione, socialità. E il paradosso è che si apprezza e valorizza quel “prima” che tanto si vorrebbe riavere indietro, ma che non si potrà riavere. Il cambiamento, con tutti i suoi annessi e connessi, è di fatto forzato e obbligatorio.

Cambia il modo di intendere e vivere il lavoro, il non lavoro, la socializzazione, l’istruzione, la gestione delle commissioni amministrative, il digitale. Tanti strumenti sono stati “sdoganati”, apprezzati e valorizzati per il loro reale “servizio”. Tanti processi e procedure sono stati visti da un altro punto di vista e per questo snelliti e ottimizzati. Alle relazioni e alle comunicazioni si sta – sempre più – cercando di dare una forma diversa. Gli stili di vita stanno subendo un rimodellamento.

Molti nodi vengono al pettine.

E se in tutto questo ci fosse una opportunità da cogliere, trasformare, vivere? Gli impatti in negativo ci sono, certo, non potranno facilmente essere risolti e/o cancellati.
Sono come il cambiamento: avvenuti, immodificabili.
Possiamo scegliere di aggredire, recriminare, criticare, rimuginare oppure di accettare, riflettere, riorganizzare, riprogrammare, mappare in ottica preventiva.

Dal punto di vista del lavoro, ricordiamo un arresto della crescita del mercato a partire dal 2017 – malgrado iniziative, proposte ed azioni messe in campo dal Governo. I contratti di collaborazione professionale sono sempre più orientati alle forme “a termine” o “partita iva”; i numeri degli inattivi (chi non lavora e non cerca lavoro) aumenta; gli investimenti in formazione ed innovazione non aumentano.

Intanto la trasformazione digitale e dei mercati è in corso. La pandemia ha accelerato alcuni processi e messo in luce alcune emergenze e/o urgenze professionali ed organizzative da gestire ed affrontare grazie all’integrazione e collaborazione tra professionalità multidisciplinari (psicologia, economia, ingegneria, informatica, comunicazione, giurisprudenza). Questa necessità era evidente anche nella fase della “normalità”. Ora viviamo in quella che è e sarà la “nuova normalità”.

Adeguamento e progresso: “must to have” per il futuro.

Segnalo l’interessante lavoro di ricerca del World Economi Forum, che delinea i 4 scenari del futuro del lavoro, qui riassunti:

  1. The Big Tech Economy: la tecnologia già oggi è in primo piano nel mondo del lavoro ed anche in quello sociale. Questo primo scenario le vede svilupparsi in modo esponenziale posizionandosi nel mercato con prezzi competitivi.
    Note di attenzione: di avere il giusto mindset per poterle comprendere ed utilizzare ed evitare che il “potere” si concentri nella mani di poche multinazionali influenti a livello mondiale.
  2. The Precision Economy: Fa riferimento alla costante e continuativa connessione personale sia in ambito privato che professionale che offre la possibilità di effettuare delle misurazioni di performance immediate.
    Nota di attenzione: La forte componente di controllo centralizzato.
  1. The Exodus Economy: Previsione di interruzione dei finanziamenti pubblici per l’innovazione e l’educazione. Questo porterebbe il Paese ad una condizione di bassa/scarsa qualificazione, bassa produttività e bassi salari, con la conseguente riattivazione delle economie locali.
  1. The Empathy Economy: Per una “gestione responsabile” del futuro in cui lo sviluppo economico è accompagnato da una crescente consapevolezza dei costi/svantaggi della stessa. Le organizzazioni dovrebbero pensare allo sviluppo tecnologico e digitale coinvolgendo tutti i target di interesse affinché i nuovi prodotti e servizi siano accessibili e funzionali per tutti. Lo sviluppo tecnologico è da accompagnarsi ad uno sviluppo della sfera emotiva.

Non sappiamo quale sia realmente lo scenario preferibile. Di certo per ognuno si tratta di valutare un cambio di paradigma di pensiero. Potrà avere successo chi si permetterà di sperimentare in prospettiva di Business Agility.


Sefora Rosa

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