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I mille volti del concetto di sicurezza

I mille volti del concetto di sicurezza


I mille volti del concetto di “sicurezza”

Se la sicurezza fosse un suono…per me sarebbe quello delle fusa di un gatto!

Ho sempre pensato che i racconti più belli fossero quelli che attingono parte del loro contenuto dal vissuto, dal reale, dal quotidiano.

Infatti la fotografia che ho inserito come immagine principale dell’articolo, è quella della mia gatta Lucky. Lei per me è l’emblema del concetto di Sicurezza e chi ha un animale domestico può ben immaginarne il motivo. È difficile spiegare con delle parole, sensazioni ed emozioni così vivide nel profondo di noi stessi.

Lucky riusciva a soddisfare con la sua sola presenza uno dei bisogni primari, come direbbe A. Maslow (1954), quello di sicurezza.  Essere sicuri rende possibile il sentirsi protetti, tranquilli, privi di ansie e/o paure. Un bisogno fondamentale in cui rientrano secondo lo psicologo: la sicurezza fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà. Ecco che un concetto che sembrerebbe così astratto diventa reale, concreto, tangibile. Le fusa del mio gatto, il suo sguardo comprensivo, le sue coccole, mi hanno dato la sicurezza di cui tutti gli esseri umani hanno bisogno.

È del tutto personale il modo in cui si riesce a raggiungere questo tipo di sicurezza, per ciascuno di noi. Per me era rappresentata da Lucky, per altri magari la sicurezza può essere nel focolaio domestico, nel partner o in un libro, mille volti e mille sfumature diverse.

La dimensione psicologica della sicurezza

Quello che invece è universalmente riconosciuto è che la sicurezza ha una dimensione prettamente psicologica ed una invece più fisica legata all’ambiente in cui ci si trova ad operare.

In riferimento a contesti lavorativi, per sicurezza psicologica s’intende quanto una persona percepisce come pericoloso o vantaggioso l’assumersi rischi interpersonali nel posto di lavoro. Il semplice, ma mai scontato, esporsi per dire la propria o suggerire idee valide di cambiamento ed innovazione sono esempi di Psychological safety.

Chi al contrario ha paura del giudizio dei propri colleghi non gode di questo tipo di sicurezza. Giova a tutti creare e mantenere un ambiente di lavoro che sia psicologicamente sicuro.

Perché? Perché promuove creatività, scambio attivo di idee ed accresce la motivazione di ciascun individuo. A favorire la costituzione di questo tipo di ambiente sicuro, potrà essere il manager nei panni di coach. Esempio e guida di comportamenti e prassi virtuose, ascoltatore dei bisogni individuali dei membri del team.

E allora perché non materializzare e dare forma concreta ai bisogni dei dipendenti?

Se avere la possibilità di lavorare accanto al proprio animale domestico, tranquillizza e rasserena perché no?

Se ascoltare musica mentre si lavora fa bene all’anima, perché no?

Se prendersi brevi pause dalla propria mansione per fare esercizi mindfulness, perché no?

La dimensione fisica della sicurezza

Quale è allora la dimensione più fisica del concetto di sicurezza?

Beh, lavorereste serenamente all’interno di un edificio pericolante per esempio? O in un luogo dove non ci sono i dispositivi di sicurezza previsti? Immagino proprio di no.

È ampiamente dibattuto il tema della sicurezza sul lavoro, diritto fondamentale di cui gode il lavoratore e che viene tutelato dalla legge. Sul piano normativo le prime leggi risalgono al 1942 e ad oggi si fa riferimento principalmente al D.Lgs. 81/2008 contenente le norme che il datore di lavoro, dirigenti e preposti devono rispettare se non vogliono incorrere a sanzioni che possono andare dal penale all’amministrativo. Un ruolo chiave in ciò lo riveste il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), professionista competente scelto dal datore di lavoro per coadiuvarlo nell’adempimento degli obblighi in materia di sicurezza.

Di leggi e norme ce ne sono ma ancora molto dovrà esser fatto in materia di Salute e sicurezza sul lavoro. Il sito dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) riporta i seguenti dati:

  • ogni 15 secondi un lavoratore muore sul lavoro a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale;
  •  ogni 15 secondi, 153 lavoratori hanno un infortunio sul lavoro;
  • ogni giorno, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali.

Dati impressionanti! È necessario averne consapevolezza per poter agire. Lo scopo dell’ILO è proprio quello di sviluppare e accrescere la consapevolezza, a livello mondiale, circa le conseguenze degli infortuni, delle lesioni e delle malattie professionali sui luoghi di lavoro, attraverso attività di informazione e assistenza per tutti i lavoratori e le lavoratrici a livello internazionale, e sostenendo azioni pratiche a tutti i livelli.

D’altro canto ognuno di noi può far la propria parte, dagli imprenditori ai singoli lavoratori, rispettando ed applicando norme basilari ma di vitale importanza.

In conclusione…

Cerchiamo di ascoltare i nostri bisogni, lasciamoli emergere e diamogli il giusto spazio.

Quello di sicurezza è uno dei principali. Non riguarda soltanto l’ambito del privato e dell’individuale ma sfocia anche nel collettivo quando parliamo ad esempio di sicurezza sul lavoro. Per sentirci sicuri abbiamo necessità di costruire spazi che lo rendano veramente possibile. Servono strumenti e mezzi che facilitino questo processo, ognuno troverà il suo modus per quanto concerne la sicurezza psicologica. Per quella fisica, beh…. applichiamo le norme!


Michela Cremona

HR Recruiter Specialist

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